Trieste ha sempre avuto uno sguardo aperto all’oriente. Nell’Ottocento la curiosità culturale e botanica affiancava l’interesse commerciale. Personaggi di spicco della città facevano a gara per primeggiare in originalità arricchendo i loro parchi e giardini con piante appena arrivate dalla Cina e dal Giappone. Anche l’Orto Botanico incrementò le proprie collezioni con piante esotiche rare. Alcune specie divennero molto comuni e popolari e lo sono ancora oggi. Tra queste arrivò dalla Cina “la pianta dei marittimi”, una specie delicata da appartamento con foglie lucide verde scuro, spesso coltivata in semplici vasi con dell’acqua, cara ai nostri ricordi e immancabile a casa dei nonni. Il nome scientifico è Aglaonema modestum e ancora oggi è molto diffusa.
Ma dall’oriente giunse anche la peonia arbustiva o arborea, detta “rosa senza spine”.
Più di 2000 anni fa i Cinesi affascinati dalla bellezza dei fiori delle peonie arbustive spontanee iniziarono a coltivarle a scopo ornamentale. Da quel momento la peonia fu chiamata regina dei fiori, con un posto d’onore nei giardini imperiali. La peonia arborea è considerata in Cina il fiore nazionale. Le prime notizie di questa pianta raggiunsero l’Europa solamente nella seconda metà del XVII secolo. La sua diffusione nel nostro continente si fa risalire ad alcune citazioni del 1656, quando un membro della Compagnia Olandese delle Indie Orientali la descrisse come una pianta dai “fiori simili alle rose, ma privi di spine e con fiori grandi il doppio”. Ma fu nel corso dell’Ottocento che esplose una vera passione per le peonie arbustive. Da quel momento orticoltori specializzati crearono sempre nuove varietà. Verso la fine del XIX secolo fiorì la prima ‘Duchesse de Morny’, peonia ancor oggi molto diffusa nei giardini della nostra città. Per creare una continuità storica, dopo un’attenta ricerca botanica, spinti dalla curiosità di una maggiore conoscenza di questa pianta e delle numerose cultivar nel frattempo selezionate, si è deciso di ospitare all’interno del giardino formale del Civico Orto Botanico di Trieste una collezione di queste particolari peonie. Particolari anche perché la forma arbustiva o arborea del genere Paeonia non è presente in occidente, dove è diffusa la specie erbacea. Quest’ultima non si sviluppa come un arbusto lignificato, bensì nel periodo invernale la vegetazione si secca e permane un particolare fusto sotterraneo, detto rizoma, che ogni anno emette radici e nuovi fusti avventizi.
Nel Carso triestino in primavera siamo affascinati dalla sorprendente fioritura della peonia erbacea, la Peonia banatica (Paeonia officinalis. subsp. banatica) una delle cinque sottospecie di Paeonia officinalis presenti in Italia. Per i botanici appartiene all’ordine delle Saxifragales e alla famiglia delle Paeoniaceae.
Prima dell’arrivo in occidente della peonia arbustiva, il mistero della loro esistenza e bellezza si era diffuso soltanto attraverso l’importazione di porcellane, sete e oggetti orientali su cui erano rappresentate. A Trieste la curiosità era forse stimolata dalla somiglianza con la specie erbacea spontanea o dalle riproduzioni delle peonie dipinte sulle tazzine di porcellana giapponesi, portate dai marinai di ritorno dai loro viaggi per stupire i familiari: guardando controluce il fondo, appariva il volto di una geisha.
L’etimologia del genere Paeonia deriva dal nome greco παιωνία paionía dato da Teofrasto in onore di Peone (Παίων Paíon), il mitico medico degli dei greci. Peone utilizzò il fiore per guarire una ferita di Plutone il quale, riconoscente, lo rese immortale trasformandolo in una peonia. Fu un grande privilegio, poiché soltanto la peonia, tra tutti i fiori, meritava l’ammirazione degli dei ed era perciò ospitata nell’Olimpo.
Grazie alle proprietà terapeutiche, fin dall’antichità le radici di peonia sono state impiegate come antidolorifico, ma soprattutto come rimedio principe per l’epilessia. È importante ricordare che la peonia è una pianta tossica che contiene paenolo, paeoniformina, olio essenziale, flavonoidi e tannini. Può provocare nausea, vomito, dolori addominali e congestione degli organi pelvici con pericolo di aborto. Ai giorni nostri, la radice della peonia viene utilizzata sotto stretto controllo medico e in dosi adeguate per le sue proprietà antispasmodiche, sedative del sistema nervoso, calmanti nelle forme di ansia e insonnia, nelle forme nevralgiche e nell’emicrania. Anche in cosmetica la peonia si rivela preziosa: dalla radice, infatti, si ricavano fitoestratti di grande efficacia antiossidante, idratante e lenitiva.
In occidente e oriente i suoi fiori furono un soggetto prediletto nell’arte figurativa e nella poesia. Le peonie incontrarono il favore dei pittori impressionisti, protagoniste assolute nei quadri di Edouard Manet, Vaso di peonie su piedistallo o Ramo di peonie bianche e cesoie entrambi del 1864. In un haikai, breve componimento di soli tre versi della lirica giapponese, del poeta Takarai Kikaku (1661–1707) la peonia cambia il destino di un uomo: Ah! Le peonie per cui Kusunoki si tolse l’armatura. Il riferimento è al samurai del XIV secolo Kusunoki Masashige, che per la bellezza di un fiore, abbandonò il simbolo della guerra. Per contemplare la bellezza ci si deve spogliare della propria corazza e lasciarsi toccare dall’emozione della vita; questo ci rende più umani, anche se più vulnerabili.
Il mistero, il fascino e le leggende legate alle peonie arboree si tramandano attraverso i bellissimi nomi che identificano le singole varietà e che evocano ancora oggi le sensazioni che ispirarono i giardinieri cinesi e giapponesi del passato, dediti alla loro selezione. Per citarne alcuni: Fenice blu dalle ali spiegate, Luna sul monte Kun Lun, Trono di corallo. Queste e molte altre sono ospitate nell’Orto Botanico, la collezione comprende sia le peonie della sezione Vaginatae (P. suffruticosa, P. ostii, P. rockii) sia quelle della sezione Delavayane (P. delavayii). La Paeonia suffruticosa, in cinese Mu dan, è la prima specie descritta a inizio ‘800; la prima pianta giunse in Europa, a Londra, grazie a sir Banks, nel 1787; a lungo fu considerata l’unica specie arbustiva. Sembra essere la specie da cui derivano la maggior parte delle varietà coltivate. Nelle recenti revisioni operate dai botanici, si distinguono due sottospecie, tra cui quella coltivata a fiori anche doppi o stradoppi. Quella selvatica, a fiore bianco o rosa, semplice, cresce nei boschi dell’Henan e dell’Anhui. Il gruppo delle peonie suffruticose è molto numeroso, comprende oltre 200 varietà ed è composto da ibridi e cultivar che derivano dall’incrocio tra le diverse specie della sottosezione Vaginatae.
La Paeonia ostii, prende il nome dal botanico italiano Gianlupo Osti che la scoprì in Cina alla fine degli anni ’80 del Novecento. È la specie più vigorosa e di rapido sviluppo tra tutte le peonie arbustive. Il nome cinese Feng dan è stato utilizzato per designare la varietà di peonie coltivate per scopi medicinali da più di due millenni, soprattutto nelle province dell’Anhui, Henan, Hubei, Shaanxi e Sichuan. Spontaneamente cresce in foreste decidue o in boschetti sui versanti delle montagne a oltre 1200 metri di altitudine. I fiori semplici e grandi, bianco puro, sono portati da arbusti poco espansi, ma eretti e vigorosi.
Zi ban mu dan è il nome cinese della Paeonia rockii e significa “peonia arbustiva che porta fiori con macchie porpora alla base dei petali”: questa caratteristica la rende riconoscibile e molto apprezzata. Fu scoperta nel 1925-26 dall’americano Joseph Rock, un cacciatore di piante, nel monastero buddista tibetano di Choni, nel Gansu. Forma arbusti molto vigorosi, espansi, alti anche 3 metri, con fiori bianco latte e la caratteristica macchia nera alla base. Cresce in foreste di latifoglie o ai margini dei boschi tra 1300 e 2000 metri, in habitat più ombrosi e umidi rispetto alle altre specie. Ha dato origine a molte varietà coltivate ben distinguibili dalle altre per il portamento, il fogliame elegante e caratteristico, la macchia sui petali e la fioritura tardiva; notevole anche la resistenza al freddo.
La Paeonia delavayi appartiene alla sottosezione delle Delavayanae, che si distingue dalle Vaginatae per i fiori piccoli, non solitari, dai colori che vanno dal giallo al rosso scuro, fino al marrone. Il nome cinese della specie Dian mu dan significa: peonia arbustiva originaria dello Yunnan, nel Sud-Est della Cina. In questa specie sono confluite anche quelle a fiore giallo con filamenti arancio e a fiore screziato un tempo chiamata Paeonia potanini. Prende il nome dal missionario esploratore e botanico Père Jean Marie Delavay che la trovò nelle regioni prossime al Tibet nel XIX secolo. Cresce tra 2000 e 3600 metri in versanti erbosi o foreste rade e vergini di pino, in ambienti piuttosto secchi. Produce spesso polloni che danno la possibilità di propagarla vegetativamente.
Le peonie arboree possono avere fiori semplici, semidoppi, stradoppi e presentano una gamma di colori molto ampia, dal bianco al porpora, attraverso tutte le sfumature del rosa, dal giallo al rosso scarlatto in tutti i loro toni e gradazioni e spesso sono molto profumati. La fioritura nel nostro clima inizia dalla seconda metà di aprile e si conclude a fine maggio.
La coltivazione delle peonie arboree o arbustive non presenta grandi difficoltà. Però bisogna tenere conto che chi pianta una peonia arborea non lo fa solamente per la sua vita, ma anche per quella dei figli e dei nipoti. Sono piante molto longeve che possono vivere anche centinaia di anni, ma dalla crescita molto lenta. Le peonie arboree sono piante formate da solidi e nodosi arbusti che ogni anno lignificano una piccola parte dei nuovi getti creando molto lentamente un cespuglio legnoso che può raggiungere i due metri di altezza e i tre-quattro metri di diametro. Si fanno notare per i fiori magnifici che possono raggiungere i 30 cm, dai colori più vari e i profumi più inebrianti, ma anche per la folta vegetazione che in autunno assume delle calde tonalità prima di perdere le foglie. Questo è il periodo in cui la pianta riposa e può essere espiantata e trapiantata con facilità senza danni. Le peonie arboree non richiedono molte cure, se prescindiamo dal fatto che non amano i venti forti, e a Trieste questo potrebbe essere l’unico problema. Inoltre sono piante rustiche, molto forti e resistenti, semplici da coltivare, che si adattano perfettamente al clima dell’Europa continentale. I segreti del successo sono pochi, ma imprescindibili: fare attenzione alla corretta profondità di impianto e prediligere l’esposizione in pieno sole. Nei luoghi più caldi, preferire la mezz’ombra che permette una fioritura più lunga, con terreno fresco e ben lavorato con letame maturo, preferibilmente a pH neutro, assicurando un ottimo drenaggio e tenendo la pianta abbastanza alta rispetto al terreno circostante per far sì che l’acqua non ristagni. Le peonie arbustive resistono bene alla siccità. Non bisognerebbe mai bagnare le foglie, che potrebbero poi soffrire di alcune malattie fungine. È consigliabile fertilizzare in novembre con un concime organico maturo.
Le peonie possono essere coltivate anche in contenitori ma bisogna tener presente che anche se piccole, le piante vanno posizionate in vasi abbastanza capienti per permettere lo sviluppo di un rigoglioso cespuglio.
Un metodo di moltiplicazione delle peonie arbustive è costituito dalla divisione dei cespi in settembre, utilizzando piante di grandi dimensioni che vengono divise in 3-4 parti, facendo attenzione che su ogni parte sia presente un adeguato numero di radici e di fusti. Un po’ più complicata è la moltiplicazione per innesto a spacco su radice di Paeonia lactiflora (erbacea) da fine agosto a fine settembre utilizzando rami lignificati prodotti dalla pianta durante l’anno.
Se avete curiosità e pazienza, anche la semina è un sistema valido per riprodurre le peonie arbustive: curiosità, poiché la nuova pianta avrà quasi certamente caratteristiche diverse da quelle della pianta da cui si sono raccolti i semi; pazienza, dal momento che la riproduzione delle peonie da seme è un procedimento molto lungo. Soltanto la germinazione del seme impiega due anni, ma il metodo è l’unico utilizzabile per creare varietà nuove. Generalmente per veder fiorire una piantina nata da seme sono necessari 7-8 anni dal momento della semina.