Ogni epoca ha le sue mode e le sue piante preferite. Il Seicento impazziva per i tulipani, il Settecento per i garofani, l’Ottocento per le camelie; negli anni ruggenti le orchidee furoreggiavano negli Stati Uniti. E il nuovo millennio ha riscoperto le salvie.
Il genere Salvia appartiene alla famiglia delle Lamiaceae e comprende oltre 1000 specie distribuite tra Europa, Asia, America e Africa. Ce ne sono di tutti i tipi: erbacee, annuali, biennali e perenni, rustiche, semirustiche e delicate; e di tutti i colori: violetto, azzurro, bianco, giallo, rosso, arancione, rosa, viola e persino nero.
La più conosciuta è sicuramente la salvia comune, Salvia officinalis, pianta perenne di modeste dimensioni, con fusti a sezione quadrata lignificati alla base, foglie aromatiche grigio-verde ricoperte da una leggera peluria e fiori tubulosi azzurro violetti in marzo-maggio. È una specie a distribuzione mediterranea, coltivata ovunque in Italia ma presente allo stato spontaneo solo lungo la costiera triestina e le coste della Penisola, salvo che nelle Marche e in Molise. In natura la salvia comune cresce in luoghi assolati e aridi, su suolo calcareo, roccioso, detritico, nelle fessure delle pietre, soprattutto nella macchia mediterranea degradata, formando cespuglieti discontinui, dal livello del mare a circa 300 metri. La specie è diffusamente impiegata come spezia e per le sue proprietà curative: contiene però un chetone complesso, il tujone, che può essere tossico ad alte dosi, motivo per cui la salvia è usata come aroma ma non come insalata. Il nome generico deriva dal latino salvus (salvare, guarire), in riferimento alle proprietà medicinali, così come il nome specifico anch’esso dal latino officina (officina, farmacia).
Le più antiche iscrizioni sulle proprietà curative della salvia risalgono a più di 4000 anni fa. Presso gli antichi egizi veniva impiegata nell’imbalsamazione e utilizzata come rimedio per l’infertilità e per gravi malattie o epidemie. La salvia curava il mal di testa, il mal di gola, le infiammazioni dello stomaco, del fegato, della cistifellea, del tratto urinario e della vescica.
Per i greci e i romani la salvia era l’erba della salute. Chi la raccoglieva rispettava un rituale particolare, vestendo una tunica bianca, a piedi nudi ben lavati e senza adoperare oggetti di ferro. La salvia era usata anche come conservante naturale per il cibo che, coperto con le sue foglie, durava di più. Per gli arabi del X secolo la salvia prolungava la vita. La scuola medica salernitana coniò addirittura il detto: “Di che cosa potrebbe morire l’uomo che fa crescere la salvia nel suo orto?”.
Nel Medioevo la salvia era ancora considerata una vera panacea, la più efficace di tutte le medicine. Il suo raggio d’azione era vastissimo al punto che, con il verbo salviare, si intendeva genericamente la sua prescrizione terapeutica. Poiché era somministrata con il cibo, si cominciò a riconoscerne le virtù come condimento per insaporire le pietanze.
In Francia, intorno al Seicento, si produceva un aceto aromatizzato detto “dei quattro ladroni”, ritenuto utile contro le malattie infettive come la peste, all’epoca molto diffusa. Secondo la leggenda, quattro ladroni si servivano di questo particolare rimedio per evitare il contagio nelle case degli appestati morti o moribondi: bagnandosi polsi e tempie con un macerato a base di salvia, lavanda, rosmarino e timo, evitavano il contagio durante i loro saccheggi.
Chiamata anche “erba sacra”, la salvia era considerata un potente afrodisiaco maschile, in grado di proteggere anche le gravidanze e di accrescere la fertilità femminile. Fino a tempi recenti alla salvia venivano riconosciute virtù stimolanti, ufficialmente spiegate con la presenza dei fitoestrogeni che aumentano la fertilità.
Secondo la tradizione veniva utilizzata in infuso per curare l’eccessiva sudorazione o contro l’esaurimento nervoso. Per uso esterno, ancora oggi le foglie fresche sono strofinate per disinfettare le ferite, per le irritazioni dell’epidermide, delle gengive e della bocca in generale, e per rendere più bianchi i denti. Tra i principali effetti riconosciuti alla pianta ci sono quelli antisettici, calmanti e digestivi.
Molte cultivar diverse di Salvia officinalis sono ospitate al Civico Orto Botanico. Tra queste la S. officinalis ‘Icterina’ con foglie verde-giallo e la S. officinalis ‘Tricolor’ variegata di verde, bianco e violetto. Entrambe sono piante rustiche, cioè in grado di sopportare e superare facilmente le avversità climatiche e ambientali.
Nell’ampia collezione di più di 200 specie e cultivar da aprile a dicembre e oltre, se il clima lo permette, si susseguono ininterrotte le fioriture di rare specie provenienti da tutto il mondo. Tra le tante ricordiamo:
Salvia apiana, o salvia sacra è originaria della California. Utilizzata dai nativi americani nei riti delle capanne sudatorie, ha particolari foglie aromatiche quasi bianche e cerose. Predilige il terreno drenato e sassoso, teme molto l’umidità ambientale.
Salvia argentea, pianta mediterranea, è un’erbacea perenne con foglie grandi e pelosissime che ha bisogno di sole e terreno ben drenato per fiorire vistosamente di bianco in estate.
Salvia chamaedryoides var. isochroma, nativa del Messico, ha un aspetto compatto con piccole foglie grigio argento e fiori di un particolare blu-azzurro dalla primavera all’autunno; è rustica fino a -10°C.
Salvia darcyi, anche questa originaria del Messico, ha particolari foglie triangolari pelose e profumatissime. Dall’estate all’autunno questa erbacea perenne stolonifera abbaglia con la sua smagliante fioritura rosso corallo, mentre sparisce quasi completamente in inverno.
Salvia dominica, arriva dal medio-oriente e da Cipro. È un’erbacea perenne con base legnosa e aspetto lanuginoso, foglie profumatissime con margini ondulati e fiori color bianco-crema in primavera. Resistente alla siccità e ama i terreni ben drenati.
Salvia elegans, un’altra salvia messicana, ha caratteristiche foglie profumate di ananas e accesi fiori rossi in autunno. Fiorisce a volte fino a Natale. È una pianta erbacea arbustiva che può raggiungere i 150 cm di altezza; è rustica fino a -8°C.
Salvia greggii, proveniente dal Messico e Texas, ha un portamento arbustivo quasi ricadente con fiori sgargianti rosso cardinale dalla primavera fino ai primi freddi e foglie profumate di frutta.
Salvia transsylvanica non può che provenire dalla Romania. È una pianta erbacea perenne a rosetta basale con foglie ovali appuntite e grandi fiori blu; resiste fino a -15°C.
Salvia verticillata subsp. verticillata, è spontanea in Europa e presente in quasi tutte le regioni dell’Italia centro-settentrionale, compreso il Friuli Venezia Giulia. In Carso la specie si concentra nella porzione meridionale del territorio ed è rara nell’Isontino. Ha fogliame denso e peloso; i fiori rosa-lilla, disposti in verticillastri spaziati lungo l’asse dell’infiorescenza, appaiono in primavera e in piena estate in una seconda fioritura.